ANDREJ
l’assenza di sé
(primo studio)
Uno spettacolo di e con Francesco Chiantese
Assistente alla regia: Matteo Pecorini
Consulenza musicale: Maurizio Costantini
Produzione: Accademia Minima del Teatro Urgente / Teatro dei Sintomi
Residenze artistiche: Chille de la balanza, Firenze | Cajka Teatro di avanguardia popolare, Modena
Teatrino di Palazzo Chigi, San Quirico d’Orcia (SI) |Riserva Naturale di Pietraporciana, Sarteano (SI)
Si ringrazia Alessia Cristofanilli per il dialogo e l’Andrey Tarkovsky International Institute per il costante lavoro.
La passione verso l’opera di un grande maestro del cinema, Andrej Tarkovskij, e il fascino esoterico di un altro Andrej, il pittore russo e santo protagonista dell’omonimo film Andrej Rublëv, sono i cardini attorno i quali si inanella Andrej – l’assenza di sé (primo studio).
Andrej Rublëv realizzò nel 1422 la sua celebre icona della Trinità. Il concilio dei Cento Capitoli nel 1551 la dichiarò “protorivelata”, cioè ispirata da Dio. Eppure, nel realizzarla, al termine di una lunga ricerca il maestro di icone aveva sovvertito gli usi del tempo. Decise, per esempio, di non rappresentare più, com’era in uso all’epoca, scene di punizioni o di inferni terribili che dovevano suggerire al fedele di mantenere una buona condotta. Iniziò a dipingere delle icone totalmente nuove, lievi, dove non c’è morte ma bellezza, e che, soprattutto, avessero in se stesse la rappresentazione della divinità.
Quanto l’artista dev’essere in grado di annientarsi, affinché venga mostrato qualcosa che non riusciamo a vedere? Che relazione c’è tra la blasfemia e la ricerca del sacro? Che relazione c’è tra la rottura degli schemi e le certezze date dai maestri?
Come Antonin Artaud, che nel suo Teatro della Crudeltà invocava una forma di trascendenza, di “presenza”, del «corpo senza organi» dell’attore, in opposizione alla “rappresentazione” – che coincide con la simulazione dell’attore nei confronti del personaggio –, il pittore Andrej Rublëv viene proclamato santo nella religione ortodossa per la sua capacità di creare delle icone che sono in se stesse delle divinità. Non delle rappresentazioni del divino, dunque, ma il divino stesso.
Forte di questa duplice ispirazione, che unisce da un lato il pittore santo Andrej Rublëv raccontato da Tarkovskij e dall’altro le teorie di Antonin Artaud, la parola ed il gesto dell’attore diventano «astanti» di una visione intima e interiore; che non cede alla «superstizione della comprensione», ma si traduce in un’esperienza individuale di relazione con il vissuto dello spettatore.
«Lo spettatore ideale dei miei spettacoli non viene a teatro per comprendere quello che io voglio raccontare, ma per sentirsi parte di un’esperienza che potrebbe essere completamente diversa da quella vissuta dallo spettatore accanto». (Francesco Chiantese)
Vista la disponibilità limitata dei posti (max 40), la prenotazione è obbligatoria.
Ingresso 10 euro
Info e prenotazioni 055.6236195 info@chille.it
Ufficio stampa Renata Savo
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